Sorvolo su UB, Terelji e il Hustai National Park (dove e’ valsa la pena il negozietto dei souvenir piu’ del parco, per una miope come me in questa stagione dove i cavalli erano a due colline di distanza).
La nostra guida e’ Kazakh-mongola, come tutti quelli incontrati a Ulgii e intorno al Khoton lake. Quindi ho conosciuto piu’ quella microcultura che non quella mongola - un motivo per tornare.
Ho incontrato mongoli straordinari: l’imprenditore che ha fondato Kazakh Tours, Dosjan, che parla kazakho, mongolo, russo, turco e inglese. Che passava le estati in gher dai nonni pastori. Suo padre passato dalla gher alla citta’, vicesindaco di Ulgii, con sei figli, di cui solo il piu’ piccolo, Dosjan, fara’ una scuola privata (turca, gratis) che gli permettera’ di prendere una laurea in scienze informatiche. Dosjan ha fatto l’insegnante, la guida turistica, e ora oltre a fare il cacciatore di lupi volontario (quando viene chiamato dai pastori) da lavoro a una decina di persone - incluso il fratello - con Kazakh Tours oltre a vari progetti imprenditoriali, e manda due i figli alla scuola privata a UB. Presto il grande iniziera’ a studiare in USA. Dalla pastorizia all’università americana in tre generazioni! Con umiltà, semplicita’ e premura, valori che mi e’ parso di riconoscere quasi ovunque nelle ghers visitate tra Ulgii e UB.
Abbiamo visitato tre yurte kazakhe e una gher mongola (che quasi non conto pero’ perche’ era turistica). La terza yurta era isolata nell’Altai. Una famiglia con cavalli, capre, pecore, yak e quattro bimbi piccolini. Io ho capito solo una volta seduti con il the’ caldo in mando che eravamo sei perfetti sconosciuti piombati li’ a caso (!!) Questa ospitalita’ cosi’ aperta e genuina e’ forse la caratteristica piu’ eccezionale di questo Paese. Per quanto possa capirne la logica in un popolo ancora molto nomade, farne esperienza porta una grossa commozione. Si era fuori dalla portata dei telefoni, fuori dai centri abitati, lontano da strade case e persone eppure proprio li ci si ritrova piu’ genuinamente civili. E’ risultato che la padrona di casa faceva parte della stessa stirpe tra le dodici della popolazione “media” (una delle tre kazakhe) da cui discende Dosjan. Trovo affascinante che il senso di appartenenza famigliare in questa comunita’ non dipenda dai cognomi (ereditano il nome proprio del padre) ma dalla stirpe degli antenati di circa 10 generazioni addietro.
I sei giorni intorno al Khoton erano in tenda e in parte a cavallo. Il secondo giorno a cavallo ho capito il male che aveva Lei alle gambe e schiena quando si e’ rimesso in sella per sfuggire ai lupi che La inseguivano con il capo Tsataan….le mie gambe urlavano vendetta. Meno male che i cavalli erano davvero docili. Negli spostamenti in auto ho pensato ai Suoi spostamenti in moto. Quelle strade sterrate versione Emmental (il formaggio, non la valle) hanno messo a prova tutti gli stomaci, ma che gran meraviglia quelle distese incontaminate disperse di greggi vari. Hanno disteso mente e spirito.
Ho scoperto do avere un nuovo animale preferito (lo yak) una nuova bevanda che davvero mi manchera’ (l’airak equivalente kazakho e il latticino fermentato caldo) e un’ossessione per il burro migliore del mondo.