30 giugno 2025
PRIMO PIANO
Secondo governo
di coalizione consecutivo
Si è insediato da poco in Mongolia il nuovo gabinetto di coalizione guidato dal primo ministro Zandanshatar Gombojav (foto). Dopo settimane di discussioni politiche e di proteste di piazza, il Parlamento unicamerale della Mongolia o Grande Hural di Stato ha votato la nomina dell’esponente della formazione già al governo, il Partito del Popolo Mongolo (MAN). Si tratta del secondo governo di coalizione consecutivo, ma stavolta non vi è entrato il Partito Democratico, primo concorrente del MAN. In totale vi sono 20 ministri, di cui 17 del MAN, 2 del partito HUN e 1 dell’Irgenii Zorig–Nogoon Nam, il partito verde liberale. Zandanshatar punta a mantenere l’equilibrio e i buoni rapporti fra le varie formazioni. A questo scopo ha nominato ben tre vicepremier, distaccandosi dalla tradizione di un solo vice. I cittadini però non gradiscono, perché lo vedono come uno spreco di denaro pubblico e non come un modo per distribuire il potere e sostenere un meccanismo di pesi e contrappesi. Il fatto è che i mongoli sono rimasti scottati dall’esperienza del premier dimissionario Luvsannamsrain Oyun-Erdene, che ha lasciato dopo la sconfitta parlamentare in un voto di fiducia a seguito delle proteste di piazza contro la corruzione. I cittadini lo hanno accusato di mantenere la propria famiglia in un tenore di vita eccessivamente sfarzoso e di aver quindi abusato della sua posizione. Parlando ai deputati Grande Hural, Oyun-Erdene ha rigettato ogni accusa di corruzione e ha detto di essere vittima di una campagna coordinata per far cadere il suo governo. Era stato rieletto lo scorso anno dopo essere diventato primo ministro nel 2021. In questi anni, però, è scesa di molto la posizione della Mongolia nella classifica di Transparency International sulla corruzione percepita nei vari Paesi del mondo. A far bollire la rabbia dei cittadini sono poi convenute le preoccupazioni sull’economia e la crescita del costo della vita. Per risparmiare, Il nuovo ministro delle Finanze Javkhlan Bold ha altresì annunciato un taglio delle spese amministrative da 535 miliardi di tugrik, equivalenti a quasi 128 milioni di euro. Il governo abbandonerà alcuni dei progetti lanciati dal gabinetto precedente nell’ambito della politica di rilancio del Paese dopo la pandemia. Fra le iniziative scartate c’è quella della “città da 20 minuti”, pensata teoricamente per decongestionare la capitale Ulan Bator. Dei fondi così liberati, alcuni finiranno ad altri ministeri o a diversi progetti. Con tutta probabilità resteranno in piedi i piani di costruzione di grandi infrastrutture o gli accordi bilaterali più importanti, tra cui lo sfruttamento di una miniera di uranio insieme a una compagnia francese e il gasdotto Power of Siberia II con cinesi e russi. E per aumentare le riserve di valuta estera e alleggerire la pressione sulla bilancia dei pagamenti, il nuovo governo lancerà la campagna nazionale denominata Gold-3. (fonte strumentipolitici.it, foto da internazionale)