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Archivio News anno 2022

27 dicembre 2022    PRIMO PIANO
Il Papa ha accettato
l'invito a recarsi in Mongolia
Papa Francesco ha accettato un invito a recarsi in Mongolia. Lo scrive ‘La Croix’. L’invito era stato formulato dalle autorità del Paese a fine agosto, in occasione della visita in Vaticano per la creazione del cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico della Mongolia. "Il Santo Padre ha effettivamente accettato questo invito – conferma al giornale francese il cardinale Marengo –. Noi speriamo che possa venire il prossimo anno ma nessuna data è stata ancora stabilita", "non c’è ancora nulla di formalizzato". L’ipotesi, già comunicata ai fedeli del Paese, "ha già suscitato una grande gioia", ha aggiunto il cardinale più giovane del mondo. (fonte laregione.ch)
6 dicembre 2022    PRIMO PIANO
Furto fondi pubblici,
proteste a Ulaanbaatar
Centinaia di manifestanti dell’opposizione hanno assaltato oggi il Palazzo del governo di Ulaanbaatar, in Mongolia, per protestare contro la sparizione di fondi pubblici per 12,8 miliardi di dollari derivanti dall’esportazione di carbone verso la Cina. Lo indicano numerosi video diffusi sui social network in queste ore, che mostrano anche i dimostranti nell’atto di dar fuoco agli alberi di Natale allestiti in piazza Sukhbaatar e di bloccare la strada più trafficata della capitale, il Viale della pace. Il furto dei fondi pubblici è stato confermato oggi in conferenza stampa dal ministro dello Sviluppo economico, Khurelbaatar Chimed. “Personalità e funzionari potenti sono coinvolti nel caso”, ha spiegato Khurelbaatar, puntando il dito, in particolare, contro i dirigenti della società statale d’investimento Erdenes Mongol e contro la compagnia mineraria Erdenes Tavan Tolgoi. L’amministratore delegato di quest’ultima azienda, Gankhuyag Battulga, era già stato licenziato lo scorso ottobre senza che venisse fornita alcuna motivazione. I dimostranti chiedono però che vengano individuati e puniti i responsabili anche all’interno del governo. (fonte agenzianova)
30 novembre 2022    PRIMO PIANO
Arriva il grande gelo,
in Mongolia -41°
Masse di aria gelida si stanno riversando in questi ultimi giorni dall'Artico verso l'Asia nordorientale, rendendo il clima glaciale sull'estremo oriente russo, Mongolia, e nordest della Cina. Le correnti fredde si spingono fino alla Corea e lambiscono il nord del Giappone, ma le temperature più basse del continente asiatico si registrano sui rilievi mongoli, dove la colonnina di mercurio raggiunge punte di -41°C a poco più di mille metri di quota. Ai confini con la Cina le temperature raggiungono i -30°C, mentre in Siberia la colonnina arriva anche a -35°C. Intanto sulle coste affacciate al mare di Okhotsk sono in atto nevicate con temperature abbondantemente sotto zero, oscillanti tra -10°C e -15°C. Nei prossimi giorni il clima si manterrà glaciale su tutta l'Asia nordorientale e il freddo si estenderà verso sudest facendo calare ulteriormente le temperature. Anche il Giappone risentirà dell'irruzione gelida, con le temperature che caleranno vistosamente sulla settentrionale isola di Hokkaido, dove tra venerdì e sabato sono attese nevicate fin sulle zone costiere. Tra la fine della settimana e l'inizio della prossima sull'estremo oriente russo le temperature potranno scendere ancora fino a toccare la soglia dei -50°C in Jacuzia a Oymyakon, Verchojansk e Tomtor, alcune delle località più fredde dell'emisfero boreale durante l'inverno, quando nel pieno della stagione si possono raggiungere anche punte di -70°C. (fonte 3bmeteo.com)
16 novembre 2022    PRIMO PIANO
Max Pezzali incontra
il gruppo mongolo The HU
Dopo essere stato indirettamente trascinato nel mondo del metal grazie alla genialata di Tommy Johansson dei Sabaton (nella foto) e la sua estemporanea versione power di ‘Una Canzone d’Amore’, Max Pezzali torna a fare capolino nel mondo del metal ma questa volta si tuffa a capofitto facendosi ritrarre con una maglietta sgargiante dei The HU. La band mongola, reduce dall’entusiasmante concerto all’Alcatraz di Milano, non ha perso l’occasione per sottolineare il gesto dell’ex leader degli 883 pubblicando una story su Instagram con tanto di esclamazione “Look who is rocking the HU shirt!”. (fonte metalhammer.it)
28 ottobre 2022    PRIMO PIANO
Mongolia, complicato
distanziarsi da Mosca
La Mongolia è una nazione dell’Asia Centrale nota, ai più, per essere stata la patria del guerriero e conquistatore Gengis Khan. Si tratta di una nazione molto estesa, con una superficie territoriale di oltre un milione e mezzo di chilometri quadrati, e poco popolosa, dato che i residenti sono poco più di tre milioni e mezzo (la metà dei quali vive nella capitale Ulan Bator). Il territorio mongolo è immenso, dominato dalla steppa e dal Deserto dei Gobi, ma anche indifendibile dalle mire dei suoi vicini, Cina e Russia. Per secoli la Mongolia è stata sottoposta alle ingerenze dell’Impero Cinese e dopo la caduta di questo, nel 1912, è entrata nell’orbita della Russia e poi dell’Unione Sovietica diventando un regime comunista. Il ritorno della democrazia, a partire dal 1990, non ha mutato il quadro geopolitico complessivo dato che Pechino e Mosca continuano ad essere vicini ingombranti. La Mongolia, come ricordato da Global Voices, è stata ribattezzata «un’oasi di democrazia» dall’ex Segretario di Stato americano John Kerry perché si erge tra due vicini autoritari come Cina e Russia. La sua scena politica è però dominata da esponenti che sono grandi ammiratori del presidente russo Vladimir Putin. Il primo è l’ex Capo di Stato Khaltmaagiin Battulga, già campione mondiale di wrestling, membro del populista Partito Democratico e vincitore delle elezioni del 2017. Il secondo è Ukhnaagiin Khurelskuh, membro del Partito del popolo mongolo (Mpp) e attuale presidente. Entrambi hanno espresso la propria ammirazione per Putin coniando slogan elettorali e dichiarazioni, nel caso di Battulga non partecipando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite pur di incontrarlo e in quello dell’Mpp collaborando con Russia Unita. A livello ufficiale il governo mongolo ha adottato una posizione neutrale sulla guerra in Ucraina e ha subito stanziato duecento milioni di dollari come forma di aiuto umanitario nei confronti dei rifugiati colpiti dalle ostilità. Più di questo, però, non si è potuto fare, e si è rivelato complesso condannare apertamente le azioni del Cremlino a causa della forte dipendenza energetica sviluppata nei confronti della Russia. Il petrolio utilizzato dalla Mongolia proviene quasi esclusivamente da Mosca e le province occidentali del Paese sono strettamente legate alla Russia per quanto riguarda l’elettricità. Ci sono stati tentativi di diversificare le fonti energetiche, tra i quali spicca la costruzione di impianti idroelettrici a lungo osteggiati da Mosca e che hanno ricevuto luce verde dopo molti anni di stallo. Nel 2016 la Federazione Russa ha accettato, dopo la ratifica di un accordo intergovernativo, di cancellare il novantasette per cento del debito residuo, pari a 174 milioni di dollari, contratto dalla Mongolia nei suoi confronti. La questione del debito, risalente ai tempi dell’Unione Sovietica, gravava da anni sulle relazioni bilaterali tra i due Paesi ed era già stata oggetto di un primo accordo nel 2004 quando, come riportato da The Diplomat, i dieci miliardi di dollari dovuti a Mosca erano stati convertiti nel versamento di «meno di trecento milioni di dollari» di rubli convertibili. Il megaprogetto Power of Siberia 2, che coinvolge Russia, Mongolia e Cina e prevede la costruzione di «1942 chilometri di linee di gas con 114 pozzi», includerà la Mongolia nel perno energetico della Russia verso l’Asia dato che il gas russo diretto verso la Cina transiterà proprio qui. Il Ministro della Cultura Nomin Chinbat ha dichiarato, nel corso di un’intervista al Guardian, che la Mongolia non intende arretrare sulla democrazia, che è in corso un cambiamento generazionale tra i mongoli e che la prospettiva dei giovani è meno definita dalle relazioni con i vicini del Paese e più dallo sviluppo stesso dello Stato. Se c’è una guerra prolungata l’orientamento politico della Mongolia potrebbe essere di nuovo in gioco, soprattutto qualora venga formata un’alleanza anti-occidentale tra Cina e Russia. Alcune nazioni occidentali, come Regno Unito e Stati Uniti, si augurano che la Mongolia intraprenda la strada dello sfruttamento delle proprie risorse naturali per diversificare la propria economia e modernizzarsi. La visita di Amanda Milling, ministro per l’Asia del Regno Unito, è un segnale dell’interesse mostrato da Londra e Washington. (fonte linkiesta.it)
9 ottobre 2022    SPORT
Mondiali di judo,
Mongolia protagonista
Mongolia protagonista ai campionati mondiali di Judo in svolgimento a Tashkent Uzbekistan). Straordinario oro per Tsogtbaatar Tsend-Ochir (foto) nella categoria fino a 73 kh. Il giapponese Soichi Hashimoto, grande favorito della vigilia, è stato battuto dall'atleta di Ulaanbaatar in una una sfida molto tirata che si è decisa al Golden Score con il waza-ari del mongolo. Bronzi al brasiliano Daniel Cargnin e all’azero Hidayat Heydarov.
La Mongolia si dice pronta a rilasciare permessi di soggiorno a tutti gli arrivi russi che ne facciano richiesta. Arriva nel mezzo di un esodo russo verso i paesi vicini, innescato dall’annuncio del presidente Vladimir Putin di una parziale mobilitazione militare il 21 settembre. Il capo dell’agenzia mongola per l’immigrazione, Nerguin Uuganbayar, non ha specificato la durata dei permessi. Ha detto che 6.268 russi sono entrati da Altanbulag, una città di confine, la scorsa settimana. La chiamata russa colpisce i riservisti – non i coscritti – ma l’allarme si è diffuso tra gli uomini russi in età da combattimento. I russi possono entrare in Mongolia senza visto e rimanere per 30 giorni, quindi richiedere un’estensione. Il Kazakistan ha riferito che dall’annuncio di Putin erano arrivati ​​98.000 russi. Nel Caucaso, al confine con la Georgia si è formata un’enorme coda di auto russe. La Georgia ha detto che circa 10.000 russi arrivavano ogni giorno, il doppio della media precedente. (fonte AgenPress)
30 settembre 2022    POSTA
Marco Polo e il cashmere
di capra e di yak
Gentile redazione di mongolia.it, vorrei se possibile sapere per un libro che sto scrivendo il nome mongolo del duvet, lana di capra o di yak usata per il cashmere cui fa riferimento anche Marco Polo. Grazie per la collaborazione. G.C.C.Risponde Tseeghii per mongolia.it: Gentile amico, al di là dei termini usati da Marco Polo, in mongolo cashmere è nooluur (ноолуур), mentre lana di yak è khöövör (хөөвөр). Auguri per il suo libro! (nella foto, la statua di Marco Polo nel centro di Ulaanbaatar, foto di Federico Pistone)
24 settembre 2022    PRIMO PIANO
Russi in fuga
verso la Mongolia
Migliaia di russi sono in fuga verso la Mongolia, Paese con cui confina a sud per quasi 4.000 chilometri. Interminabili code di auto stanno entrando in territorio mongolo, aletrnativa meridionale alla via di fuga finlandese dopo l'annuncio di Putin di richiamare civili, riservisti e non, da inviare al fronte per la guerra con l'Ucraina. Sotto, il filmato della Rai che testimonia l'esodo russo verso la neutrale Mongolia.
11 settembre 2022    CULTURA
Biennale: due premi
a un film mongolo
Anche la Mongolia premiata alla Biennale del Cinema di Venezia grazie al cortometraggio Snow in september (nella foto una scena del film) della regista mongola Lkhagvadulam Purev-Ochir. La pellicola ha ottenuto il Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio e il Venice Short Film Nomination for the European Film Award 2022. Il film dura 20 minuti ed è prodotto da Aurora Films (Katia Khazak, Charlotte Vincent) e Guru Media (Ariunaa Tserenpil). È girato in lingua originale mongola ed è interpretato dagli attori mongoli Sukhbat Munkhbaatar, Nomin Erdene Ariunbyamba, Enkhgerel Baasjanav, Odgerel Bat-Orshikh. La regista è anche autrice della sceneggiatura. Fotografia di Amine Berrada, montaggio di Marylou Vergez, scenografia di Batbileg Lkhagvasuren, costumi di Ariunsetgel Tserenpil, musica di Maxence Dussère e suono di Benjamin Silvestre, Carlos Abreu, Paul Jousselin. La storia: Davka è un adolescente che vive nei cadenti edifici sovietici di Ulan Bator. Con Anuka, suo compagno di classe, parlano di manga e di sesso, prendendosi in giro. Quando Davka incontra una donna più grande, è costretto a cambiare le proprie idee sull’intimità e sui rapporti. “Dovunque nel mondo, ma specialmente nel mio paese – ha spiegato la regista – è facile invadere la sfera emotiva di un ragazzo. La cultura maschilista impone che i ragazzi non mostrino troppo le proprie emozioni. Con questo film, ho voluto mostrare come un evento violento nella vita di un ragazzo possa lentamente consumarlo nel momento in cui cerca di comprendere le proprie emozioni e il proprio corpo”.
29 agosto 2022    PRIMO PIANO
Marengo: “Così sono
diventato Cardinale”
Ha conosciuto personalmente il Santo Padre in udienza privata, “una settimana dopo che lui l'ha nominato vescovo e prefetto apostolico di Ulaan Batar - in tempo di Covid, quando in Mongolia i luoghi di culto erano chiusi, per cui l'ordinazione è avvenuta in Italia”. Mons. Giorgio Marengo parla di questo incontro come di “un dono grandissimo. Abbiamo parlato per un'ora, durante la quale mi sono sentito come un allievo nei confronti del maestro, mentre gli chiedevo una parola di incoraggiamento per il ministero che lui mi stava affidando”. Già superiore dell'Istituto missionario della Consolata ad Arvaiheer (Mongolia), parroco e Consigliere regionale dell'Asia, dopo solo due anni dalla nomina di Prefetto Apostolico e vescovo su nomina di Papa Francesco, ora padre Giorgio Marengo è diventato uno dei 20 nuovi cardinali che il 27 agosto sono andati ad arricchire il Collegio cardinalizio. Incontrando i giornalisti prima dell'evento, svoltosi in Basilica di San Pietro, mons. Marengo ha spiegato come gli è stata comunicata la notizia della nomina cardinalizia; “E' stata una sorpresa assoluta; stavo celebrando messa mentre il papa, durante il Regina Coeli, stava dando l'annuncio, che quindi non ho sentito con le mie orecchie. Finita la celebrazione una suora anziana è venuta a complimentarsi con me, ma io non sapevo per cosa! Poi mi ha spiegato ed allora è stata una grande gioia. E penso sia la gioia di questa piccola comunità di cattolici mongoli che si vedono nel cuore della Chiesa, e a cui il Santo Padre vuole così bene da aver fatto per loro questa scelta”. Nato a Cuneo nel 1974 (è quindi, attualmente, il cardinale più giovane e per questo ha attirato molta attenzione di fedeli e giornalisti) ma trasferitosi successivamente a Torino, ha conseguito gli studi teologici a Roma, la Licenza e il dottorato in Missionologia. Sorridente, semplice e profondamente legato alle sue origini spirituali e culturali, così come ai precedenti legami di amicizia, è infatti ancora passato a Fossano, la domenica prima della sua nomina, per salutare i confratelli della Consolata. Un tratto distintivo della sua formazione spirituale, oltre ad essere stato scout e a rivendicare origini della nostra provincia. “Sono tutte parti fondamentali della mia identità - ha ammesso -. Cuneo rimane il mio luogo di nascita, dove la mia famiglia ha le radici e dove ci sono gli amici più cari, anche se per tantissimi anni non ci siamo potuti frequentare. Lo scoutismo fa parte di me ed oggi qui al Concistoro ci sono diversi amici scout che sono voluti venire a vivere questo momento. Il mio appartenere alla famiglia dei missionari della Consolata fa infine parte del mio DNA e quindi spero che l'intercessione del beato Allamano e delle nostre due beate, Irene Stefani e Leonella Sgorbati, mi sostengano in questo ministero”. Dopo la Professione perpetua il 24 giugno 2000 come membro missionario del suo Istituto e l’ordinazione sacerdotale, i suoi incarichi si sono svolti quasi interamente in Mongolia, una terra che ha fatto sua. “Stare in Mongolia mi ha insegnato che è importante essere radicati nella propria identità, ma l'esperienza missionaria mi ha esposto così tanto in un mondo così diverso dal mio, che francamente certe volte mi sento più a casa mia in Mongolia che non in Italia. Anche se comunque non rinnego nulla della mia identità. Se non c'è un'identità in origine, non ci può essere dialogo”, fondamentale invece in un paese come quello in cui opera, perché segnato da altre e diverse esperienze religiose. “La Mongolia - ha affermato - è un paese in cui il credo cristiano, pur ricco, si è radicato come una minoranza e l'Asia è la culla delle grandi religioni del mondo. Il tema del dialogo interreligioso, della convivenza pacifica e dell'aiuto reciproco fra esponenti di varie religioni, è una realtà di tutti i giorni in questo continente. È prima una realtà che una teoria. Penso che questo possa servire molto alla Chiesa mongola”. (fonte lafedelta.it)
28 agosto 2022    PRIMO PIANO
La Mongolia e il rapporto
con la Russia in guerra
I mongoli hanno smesso di fare la guerra e sono diventato pastori gentili, con le loro gher di feltro sempre spalancate al primo cavaliere di passaggio o allo straniero in cerca di fugaci emozioni dell'anima. Quelli che otto secoli fa erano i feroci padroni dell'impero più vasto del mondo guidati da Gengis Khan e dalle sue orde oggi si sentono privilegiati abitanti di un territorio di pace e serenità: un occhio del ciclone, intorno al quale tutto può succedere senza scalfire nulla. Almeno per ora.L'abbraccio geopolitico di due dei Paesi più potenti del pianeta, Cina e Russia, per ora ha permesso alla Mongolia di preservare in un equilibrio stupefacente il suo coccio spirituale, legato ai riti sciamanici, al buddhismo, alla natura più incontaminata, alle tradizioni millenarie che ancora non cedono alle tentazioni di una capitale, Ulaanbaatar, che guarda a Occidente ma sempre con un po' di sospetto: chi parte, per studio, per lavoro, per cantare arie liriche nei teatri europei, poi in Mongolia ci torna. Nonostante tutto: la povertà, sempre dignitosa (anche il fenomeno dei bambini di strada nella capitale è ormai sparito), il clima impossibile per molti mesi dell'anno, la corruzione politica che porta gli elettori a variazioni continue delle istituzioni e del Parlamento senza che cambi mai nulla. Ma la democrazia c'è, la pace anche, l'orgoglio più di tutto. La guerra in Ucraina ha creato qualche imbarazzo nelle autorità di Ub, come viene affettuosamente chiamata la capitale che raccoglie un milione e mezzo di abitanti, metà dell'intera popolazione del Paese, grande sei volte l'Italia. Quando si è trattato di votare pro o contro Putin, la Mongolia si è prudentemente astenuta perché il legame con la Russia è molto forte e sentito ancora oggi, nonostante le atrocità compiute sotto Stalin, con tutti i monasteri rasi al suolo e i monaci giustiziati. Ma è stato grazie alla Russia imperiale prima e all'Unione Sovietica poi se la Mongolia si è liberata dal terribile giogo dei Manciù, protratto dal Seicento fino al primo Novecento. Dal 1993 la Mongolia ha indetto le prime elezioni autonome alternando al potere il Partito Rivoluzionare e quello Democratico in un'altalena che da un lato consente il costante controllo popolare sul potere dall'altro disorienta sulla diversa gestione dello sfruttamento degli immani giacimenti di rame e oro nel deserto del Gobi, vera cartina di tornasole dell'economia mongola altrimenti affidata alla pastorizia e al cashmere. Alcuni governi hanno affidato a multinazionali l'estrazione delle materie prime, altri hanno bloccato i lavori per lo sfruttamento eccessivo delle terre e il prosciugamento dei già scarsi corsi d'acqua.La Mongolia resta costantemente in bilico fra gli estremi: caldo e freddo (da -60 a +50); guerra e pace (il più spaventoso scenario bellico nel passato e l'oasi di pace che è oggi); povertà e ricchezza, con definizione a turno di “l'emirato delle steppe” o Paese da carestia con un Pil che vale il 117° posto nel pianeta, popolato da rustici allevatori ma con un'alfabetizzazione al 98,5% e con una partecipazione alle tornate di voto da far impallidire gli elettori europei: le urne vengono piazzate in mezzo al nulla della steppa o del deserto e spesso occorrono giorni e notti a cavallo perché intere famiglie nomadi inseriscano la preferenza nell'urna. Niente scheda elettorale, basta un timbro sulla mano indelebile per due giorni. Più una preghiera allo sciamano per far vincere la propria lista.Certo, i giovani della capitale sono sempre più attratti dalle lusinghe occidentali e hanno ormai invaso le corsie dei social. Poi però li vedi salire a frotte, in religioso silenzio, verso la collina dove campeggia Gandan, il più grande monastero della capitale meta spesso del Dalai Lama per l'ira dei Cinesi che sono arrivati perfino a minacciare una guerra armata alla Mongolia. Ma la Russia è sempre in sentinella.Federico Pistone (Corriere della Sera)
Missionario in Mongolia, parroco, pastore di una comunità di 1.500 persone. Da domani cardinale, il più giovane del Collegio cardinalizio con i suoi 48 anni. Mons. Giorgio Marengo, vescovo e prefetto apostolico, riceverà la porpora cardinalizia nel prossimo concistoro. Nato a Cuneo, ma cresciuto a Torino, è uno dei ventuno nuovi cardinali che sono stati nominati dal Papa. La sua professione religiosa l’ha emessa nel 2000 con i missionari della Consolata. Il 26 maggio 2001 è ordinato presbitero, nella chiesa del Beato Giuseppe Allamano in Torino, dal card. Severino Poletto. Le prime esperienze di missione, in Mongolia. Nel frattempo la licenza e il dottorato in missiologia, nella Pontificia università Urbaniana. Nel Paese asiatico è stato parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvajhėėr. Dal 2016 e fino alla nomina episcopale è stato consigliere regionale dell’Asia e superiore dell’Ordine per quel Paese asiatico. Nomina che è arrivata il 2 aprile 2020 da Papa Francesco come prefetto apostolico di Ulan Bator. Quindi, l’ordinazione episcopale ricevuta nel santuario della Consolata a Torino dal card. Luis Antonio Tagle. Il 29 maggio 2022, al termine del Regina Caeli, l’annuncio del Papa.Mons. Giorgio Marengo, come ha accolto la nomina del Papa a cardinale? La nomina è stata una grande sorpresa e la parola non rende abbastanza lo stupore di questa notizia. È stato bello riceverla in un clima di famiglia mentre mi trovavo momentaneamente a Roma, dopo aver concluso un’iniziativa di dialogo interreligioso che mi aveva portato ad accompagnare una delegazione di monaci buddisti mongoli dal Santo Padre.Dal 27 agosto cambierà qualcosa nella sua vita e nella sua missione? Con il concistoro del 27 agosto accolgo questa nuova grazia. E, come ogni grazia, richiede una responsabilità, un servizio. Io continuerò il mio servizio in Mongolia come prefetto apostolico in questa Chiesa nascente, che ha celebrato 30 anni di esistenza quest’anno. Quindi, da parte mia, aumenterà sicuramente la preghiera e l’impegno. E poi accoglierò quello che il Santo Padre vorrà comunicarmi.Perché questa nomina può essere importante per la sua comunità e per la Mongolia? Questa del Papa è una decisione che per la Chiesa che è in Mongolia rappresenta veramente un grande dono. Al di là della mia persona, questa nomina ci porta nel cuore della Chiesa. Rappresenta come il Santo Padre sia attento a realtà in cui la Chiesa è una minoranza. E anche segnata dalla marginalità. La piccola Chiesa che è in Mongolia ha accolto con grande gioia e grande riconoscenza questa decisione del Papa.Quale messaggio ha inteso dare il Papa con la sua nomina? Penso che il messaggio del Santo Padre possa essere quello di un’attenzione alle situazioni in cui la Chiesa vive in condizioni di minoranza. Un grande incoraggiamento alla piccola comunità cattolica che è in Mongolia a rinnovare con fervore la propria fede, il proprio impegno nel mondo come piccolo seme, come testimonianza a una società che ha altri punti di riferimento. Penso che forse il Santo Padre desideri che realtà come quelle della Mongolia possano essere conosciute e che su di esse si possa riflettere insieme a livello di Chiesa universale. Lei sarà il cardinale più giovane del Collegio cardinalizio.Come vive questo fatto? Cosa porterà? Per quanto mi riguarda, mi sento molto piccolo e desideroso di mettermi in ascolto e alla scuola di molti fratelli più esperti di me. Quindi, cercherò di ascoltare, di imparare, di farmi guidare da questi fratelli cardinali così avanzati nell’esperienza di Dio, della Chiesa, di servizio. Con tanta umiltà e in punta di piedi cerco di mettermi in ascolto e di entrare in questo Collegio con senso di grande riconoscenza.(fonte Sir Agenzia d'Informazione)
27 agosto 2022    PRIMO PIANO
L'offerta di Rio Tinto
per la miniera di rame
Il gruppo minerario Rio Tinto ha alzato la sua offerta per prendere il controllo diretto dell’enorme miniera di rame di Oyu Tolgoi in Mongolia, settimane dopo che la sua offerta iniziale era stata respinta. Il gruppo FTSE 100 ha dichiarato mercoledì di aver aumentato la sua offerta per la partecipazione che non possiede già in Turquoise Hill Resources, che possiede due terzi del progetto Oyu Tolgoi, a 3,1 miliardi di dollari. Rio ha offerto di rilevare gli azionisti di minoranza della società canadese a marzo per 2,7 miliardi di dollari, un’offerta che è stata rifiutata questo mese da uno speciale comitato di amministratori indipendenti istituito dal gruppo quotato a Toronto. Rio, piena di liquidità per l’impennata dei prezzi delle materie prime, è tornata mercoledì per offrire 40 dollari canadesi (30,79 dollari statunitensi) per azione, un miglioramento del 18% rispetto all’offerta precedente e un premio del 56% sul prezzo di chiusura di Turquoise Hill il giorno prima dell’originale offerta a marzo. Il progetto è fondamentale per Rio, che genera la maggior parte delle sue entrate dal minerale di ferro, ingrediente per la produzione dell’acciaio, per orientarsi verso i metalli necessari in un’economia a basse emissioni di carbonio. L’amministratore delegato Jakob Stausholm ha affermato che la società “crede che questa offerta non solo fornisca un valore pieno ed equo per gli azionisti di Turquoise Hill, ma sia nel migliore interesse di tutte le parti interessate mentre lavoriamo per portare avanti il ​​progetto Oyu Tolgoi”. Mercoledì le azioni di Turquoise Hill sono aumentate del 21%, mentre quelle di Rio a Londra sono scese del 2%. Sebbene Rio gestisca Oyu Tolgoi, non ha una partecipazione diretta nel progetto, detiene invece una partecipazione del 51% in Turquoise Hill, che a sua volta possiede il 66% di Oyu Tolgoi. Il resto è di proprietà dello stato mongolo. Situato nel deserto del Gobi, Oyu Tolgoi è uno dei più grandi giacimenti mondiali di rame, un metallo vitale per la transizione energetica poiché viene utilizzato in grandi quantità nei veicoli elettrici e nei progetti rinnovabili. A partire da un volume di produzione iniziale di 500.000 tonnellate di rame all’anno, il progetto diventerà una delle miniere più grandi al mondo per il metallo di base una volta completata l’espansione sotterranea. Secondo S&P Global, le grandi compagnie minerarie diversificate sono desiderose di mettere le mani su progetti di rame poiché la produzione deve raddoppiare entro il 2035 per elettrificare l’economia globale e raggiungere gli obiettivi di emissioni. Ma sono stati riluttanti a spendere molto per acquisire progetti dopo un decennio di disciplina sulla spesa in conto capitale. In un segno di cambiamento, BHP Group ha rifiutato questo mese un’offerta da 5,8 miliardi di dollari per l’acquisizione di Oz Minerals. Il più grande gruppo minerario del mondo ha fatto l’offerta dopo che i prezzi del rame erano scesi drasticamente da un record di marzo sopra i 10.600 dollari la tonnellata al livello attuale di circa 8.000 dollari la tonnellata. Turquoise Hill aumenterà i proventi del capitale proprio per finanziare l’espansione sotterranea, che in totale dovrebbe costare 7 miliardi di dollari per lo sviluppo, se Rio non dovesse rilevarla. di Terry Schiavo (magichtech.it)
26 agosto 2022    PRIMO PIANO
Il 27 agosto padre Giorgio
diventa cardinale
C'è anche un cuneese tra i 21 nuovi cardinali (di cui 5 italiani) che Papa Francesco nominerà, con un Concistoro, sabato 27 agosto. Si tratta di monsignor Giorgio Marengo, 47 anni, originario di Cuneo e torinese di adozione, missionario della Consolata, dall’aprile 2020 prefetto apostolico di Ulan Bator una piccola comunità di 1300 cristiani in Mongolia, dove si trova in missione dal 2003. Primo rappresentante del suo ordine religioso nel Paese asiatico, è stato parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvajhéér e dal 2016, fino alla nomina episcopale, è consigliere regionale dell'Asia, superiore dell'ordine per la Mongolia. Marengo è il più giovane dei nuovi 27 porporati. Da ragazzo ha fatto parte degli scout, ha praticato la scherma e si è diplomato al liceo classico Cavour di Torino. Dal 1993 al 1995 ha frequentato corsi filosofici alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, dal 1996 al 1999 ha studiato Teologia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma. Nel 2000 ha emesso la professione dei voti per i missionari della Consolata, l’anno successivo è stato ordinato presbitero. Nel 2002 ha conseguito la licenza e, nel 2016, il dottorato in Missiologia alla Pontificia università urbaniana. Poi la missione in Mongolia, nell’aprile 2020 la nomina a prefetto apostolico di Ulan Bator e ad agostodi quell’anno, l’ordinazione episcopale ricevuta a Torino dal cardinale Luis Antonio Tagle. È stato il più giovane vescovo italiano fino all’8 marzo 2021, giorno della nomina di padre Christian Carlassare, 44 anni, vescovo di Rumbek (Sudan). (fonte La Stampa)
8 luglio 2022    PRIMO PIANO
Delegazione della Mongolia
in visita a Prato
Una visita allo stesso tempo di cortesia e di affari, all'insegna delle buone relazioni fra la Mongolia e il distretto pratese: è quanto accaduto il 7 luglio, con l'impresa meccanotessile Proxima, detentrice del marchio Bigagli, come principale interlocutore aziendale della delegazione mongola che nel suo tour italiano ha toccato anche Prato. Proxima/Bigagli è stata individuata dalla stessa delegazione mongola, guidata dal membro del Parlamento e presidente del Gruppo di amicizia interparlamentare Mongolia-Italia onorevole Purevdorj Bukchuluun, come riferimento su Prato, dati i rapporti commerciali pregressi che hanno visto l'impresa pratese come fornitrice di macchinari per alcune importanti aziende tessili mongole. La tappa pratese era inserita nel contesto di una missione in Italia iniziata il 5 luglio. Ad accogliere la delegazione in città Massimo Luchetti, amministratore unico di Proxima/Bigagli, e il console onorario della Mongolia a Prato Piero Bardazzi. Dopo una visita alla filatura Valfilo a Vaiano per vedere in opera i macchinari di produzione Bigagli, la delegazione ha raggiunto la sede pratese della Camera di commercio di Pistoia-Prato per un incontro a livello istituzionale - l'assessore Benedetta Squittieri ha portato il saluto dell'amministrazione comunale - e per acquisire elementi informativi sul distretto pratese e sulle potenzialità dei prodotti Proxima/Bigagli rispetto alle necessità del tessile mongolo. L'interscambio con la Mongolia muove annualmente 4 milioni di import, essenzialmente fibre tessili pregiate, e 1 milione di export rappresentato da prodotti e macchinari tessili (sommatoria delle province di Prato e Pistoia) (dati elaborati dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord). (fonte notiziediprato.it). Nella foto, Squittieri, Luchetti, Bardazzi e Purevdorj
26 giugno 2022    PRIMO PIANO
Intervista su La Lettura
al Cardinale Marengo
Sull'ultimo numero di La Lettura, settimanale del Corriere della Sera, campeggia l'intervista di Annachiara Sacchi al nuovo cardinale della Mongolia Giorgio Marengo. Ecco l'incipit:«Guardate a lui e sarete raggianti», recita il Salmo 34. È scritto in caratteri mongoli su un piccolostendardo dietro la scrivania di Giorgio Marengo, che ha 48 anni, da quasi 20 fa il missionario ed èanche vescovo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, e dal 27 agosto, quando verrà creato cardinale,sarà il porporato più giovane del mondo. Il tutto dalla remota Mongolia, 1.400 cattolici, dieci chiesericonosciute di cui otto parrocchie, steppe e deserto.Eminenza, questa nomina che cosa cambia nella sua vita?«È una domanda a cui faccio fatica a rispondere, sto ancora cercando di metabolizzare.Quello che riesco a dire è che lo vedo come un atto di missionarietà del Santo Padre: il suo avere acuore la Chiesa tutta, quindi anche quella che si trova in parti del mondo in cui rappresenta unaminoranza, il fatto che lui pensi alla Mongolia scegliendo come cardinale un vescovo che viene da lìanche se non è cittadino mongolo, mi pare un gesto molto significativo».Siamo abituati a una chiesa eurocentrica e italocentrica: come interpreta la decisione di Francesco di valorizzare una comunità così piccola e lontana?«Il collegio cardinalizio deve rappresentare tutta la Chiesa, anche quella delle parti piùremote. Ed è una cosa bella, perché ne aumenta la rappresentatività e la arricchisce di esperienze chearrivano da punti del mondo in cui l'essere Chiesa si coniuga con la vita di un piccolo gruppo immersoin una società che ha altri punti di riferimento. Penso che in un'epoca come la nostra, in cuil'universalità e le dimensioni planetarie della Chiesa sono evidenti, il Santo Padre abbia visto lanecessità di valorizzare tante voci diverse».Leggi il pdf con l'intervista intera
24 giugno 2022    SPORT
Judo, nel Grand Slam
Mongolia protagonista
Si è aperto ufficialmente in Mongolia il periodo di qualificazione olimpica del judo verso i Giochi di Parigi 2024, in occasione della prima giornata di incontri del Grand Slam di Ulaanbaatar 2022. Day-1 riservato come di consueto alle categorie più leggere. Giappone subito grande protagonista con il trionfo nei 48 kg della campionessa mondiale in carica Natsumi Tsunoda, capace di infliggere quattro ippon consecutivi alle sue avversarie precedendo sul podio la mongola Narantsetseg Ganbaatar e le due terze classificate Lee Hyekyeong (Corea del Sud) e Abiba Abuzhakynova (Kazakistan). Paese del Sol Levante che svetta anche nei 60 kg con Ryuju Nagayama, al nono titolo Grand Slam in carriera ottenuto grazie alla vittoria in finale per waza-ari sul taipeiano n.1 al mondo Yang Yung Wei. Terza piazza per il coreano Lee Harim ed il padrone di casa Sumiyabazar Enkhtaivan. Prosegue nel frattempo l’ascesa della giovane uzbeka Diyora Keldiyorova, divenuta ormai una big globale dei 52 kg con il secondo trionfo nel circuito maggiore dopo aver battuto nell’atto conclusivo la russa (in gara da neutrale sotto la bandiera dell’IJF) Alesya Kuznetsova. Completano il podio la coreana Yerin Jung e la beniamina locale Khorloodoi Bishrelt. Clamorosa doppietta della Mongolia nei 66 kg con la vittoria di Erkhembayar Battogtokh (nella foto) in finale sul connazionale Sod-Erdene Gunjinlkham. Terzo posto e punti importanti in chiave olimpica per il russo Yago Abuladze e per un altro mongolo, Baskhuu Yondonperenlei. Padroni di casa sul gradino più alto del podio anche nei 57 kg femminili con Enkhriilen Lkhagvatogoo, che si è imposta in finale sulla russa Daria Kurbonmamadova. Terze Timna Nelson Levy (Israele) e Ichinkhorloo Munkhtsedev (Mongolia). (fonte oasport)
30 maggio 2022    PRIMO PIANO
Marengo: «Il Papa
sa come stupire»
Intervista al nuovo cardinale Padre Giorgio Marengo a cura di Fabio Marchese Ragona per Il GiornaleTra i 21 nuovi cardinali che Papa Francesco creerà il prossimo 27 agosto, nel gruppo dei 5 italiani c'è anche monsignor Giorgio Marengo, cuneese di 47 anni, che dal 2020 ricopre il ruolo di Prefetto Apostolico di Ulan Bator in Mongolia, dov'è missionario da tanti anni. Due giorni fa aveva incontrato il Papa in Vaticano nel corso di un'udienza con le autorità mongole del buddismo ma il Pontefice non gli aveva rivelato che sarebbe diventato presto cardinale.Monsignore, come ha saputo quindi di esser stato scelto?«Avevo appena celebrato la messa dell'Ascensione in una comunità delle suore missionarie della Consolata, appena fuori Roma, ed ero con due sacerdoti della Mongolia con i quali ho avuto appunto nei giorni scorsi l'udienza con Papa Francesco. Terminata la messa una delle suore mi è venuta incontro e ha iniziato a farmi gli auguri. Sinceramente non capivo il perché. A quel punto mi ha detto che il Santo Padre al termine del Regina Caeli aveva letto il mio nome tra quelli dei nuovi cardinali».E lei cos'ha pensato?«Ho provato un senso di grande stupore, di grande smarrimento, perché è stata una vera sorpresa. Ho pensato subito a come il Papa abbia a cuore quelle realtà in cui la Chiesa è una minoranza: noi in Mongolia siamo davvero un piccolo gruppo, 1500 cattolici, rispetto alla popolazione che ha altre tradizioni. E ho provato anche un senso di gratitudine verso il Santo Padre che pensa alla Chiesa anche nei posti più lontani e meno consueti. Detto ciò faccio ancora fatica a rendermi conto di cosa mi stia succedendo».Anche perché due giorni fa Lei ha incontrato il Papa, ma non le ha detto proprio nulla.«Assolutamente, non ha detto niente su porpore cardinalizie o sull'annuncio che avrebbe fatto ieri. Abbiamo parlato di tante cose ma questo argomento non è stato proprio toccato».Secondo lei perché il Papa dona un cardinale alla Mongolia?«Questo denota il senso della sua cura pastorale: il successore di Pietro ha a cuore la Chiesa nel suo insieme e quindi anche dove ci sono piccole realtà. È un messaggio molto bello: pensiamo alle prime comunità cristiane che vivevano in situazioni di difficoltà. Questo è un gesto che mostra come il Papa continui a promuovere l'annuncio del Vangelo in tutte le parti della Terra».Lei è il primo cardinale della Mongolia e con i suoi 47 anni (48 a giugno, ndr) diventa anche il più giovane del collegio cardinalizio.«Proprio per la mia giovane età ho il desiderio di mettermi a imparare da tutte le persone con più esperienza di me. Mi sento molto piccolo e vorrei chiedere a tutti gli altri di condividere la loro conoscenza e la loro sapienza. Mi metterò alla loro scuola».Guardando la lista dei nuovi cardinali, spiccano gli asiatici. È un segnale? Il Papa vuol dare più voce e più spazio a questo continente?«Il fatto che il Papa dia un'attenzione all'Asia a mio parere è significativo perché la Chiesa in quel continente ha un'antichissima tradizione ma è rimasta sempre in proporzioni piccole. Sicuramente i popoli dell'Asia hanno una grande sapienza e una spiccata religiosità che può dare davvero tanto alla Chiesa universale».Cosa cambierà per lei con questa nomina?«Non cambierà nulla per me. Penso che sia un incoraggiamento del Papa a continuare sulla strada già iniziata dal mio predecessore, monsignor Venceslao Padilla che è stato il grande fondatore della Chiesa in Mongolia e ha speso la sua vita per il suo popolo».
30 maggio 2022    PRIMO PIANO
Padre Giorgio Marengo
è il più giovane cardinale
Mons. Giorgio Marengo diventerà il prossimo 27 agosto il più giovane cardinale della Chiesa Cattolica. “Mi sento di dire un grande ringraziamento al Santo Padre per questo atto di fiducia e di stima che spero di saper ricambiare continuando il mio servizio umile e semplice alla Chiesa che è in Mongolia e alla Chiesa universale”. Una vera sorpresa la sua nomina, annunciata oggi dal Papa, che ovviamente non è stata decisa all’ultimo momento da Papa Francesco, anche se appena ieri lo aveva incontrato nel Palazzo Apostolico, dove il prefetto della Mongolia aveva accompagnato una delegazione di monaci buddisti del suo paese. “Un evento – ha dichiarato il missionario alla Radio Vaticana – cui abbiamo lavorato per quasi due anni con la grande collaborazione, il grande supporto, del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. In realtà ci sono state altre figure di spicco del buddismo mongolo che sono passate in Vaticano, ma si è trattato di visite non ufficiali, mentre questa è la prima volta che una delegazione viene proprio con l’espresso desiderio di incontrare il Santo Padre. Quindi è un capitolo importante del dialogo interreligioso, al quale cui la Chiesa pone molta attenzione in Mongolia”. “La pace – ha detto il Papa nel suo discorso ai monaci buddisti – è oggi l’ardente anelito dell’umanità. Pertanto, attraverso il dialogo a tutti i livelli, è urgente promuovere una cultura della pace e della nonviolenza e lavorare per questo. Questo dialogo deve invitare tutti a rifiutare la violenza in ogni sua forma, compresa la violenza contro l’ambiente. Purtroppo, c’è chi continua ad abusare della religione usandola per giustificare atti di violenza e di odio”. Invece, ha spiegato Francesco, “essere veri discepoli di Gesù o seguaci di Buddha, significa aderire alle loro proposte”. E se Gesù “ha distrutto l’inimicizia”, Buddha nel suo messaggio di nonviolenza e pace: insegnò – ha ricordato il Papa citando la raccolta di insegnamento del Dhammapada – che “la vittoria si lascia dietro una scia di odio, perché il vinto soffre” e che “la conquista di sé è più grande di quella degli altri”. “In un mondo devastato da conflitti e guerre, come leader religiosi, profondamente radicati nelle nostre rispettive dottrine religiose, abbiamo il dovere di suscitare nell’umanità la volontà di rinunciare alla violenza e di costruire una cultura di pace”. Dunque la nomina di questo giovane sacerdote piemontese a cardinale riconosce l’importanza strategica del dialogo interreligioso ed è immaginabile che possa preludere al conferimento di più importanti responsabilità pastorali e di possibili incarichi nella Curia Romana. Anche se lui, padre Giorgio, pensa di restarsene lì a Ulaabataar in Mongolia. “L’8 agosto 2020 – ricorda il settimanale diocesano di Torino La Voce e il Tempo – nel santuario della Consolata mons. Marengo veniva consacrato vescovo dal card. Tagle e ora la nomina a cardinale che ha immediatamente suscitato commozione e gratitudine in tutta la diocesi tra i tanti gruppi e realtà che padre Marengo ha frequentato. Dai membri della sua congregazione i Missionari della Consolata che per la prima volta annoverano un cardinale, agli Scout, ai parrocchiani di Sant’Alfonso in Torino comunità frequentata dalla sua famiglia… Sensibilità diverse accomunate dall’affetto per un sacerdote che nell’umiltà testimonia in Mongolia la bellezza del messaggio evangelico, l’importanza dialogo interreligioso, la forza della fraternità”. (fonte farodiroma.it e vocetempo.it)
6 aprile 2022    PRIMO PIANO
Trent'anni di accordo
tra Mongolia e Vaticano
Nei giorni scorsi nella sede del vescovado di Ulaanbaatar si è celebrato il 30° anniversario dell'accordo tra Vaticano e Stato della Mongolia. Tra i partecipanti (nella foto) monsignor Giorgio Marengo, Vescovo della Mongolia, l'Ambasciatrice Laura Bottà e una delegazione istituzionale e religiosa, con le Figlie di Maria Ausiliatrice, rappresentate da suor Adriana.
Anni fa si raccontava che Nicolas Cage era in possesso di un teschio di dinosauro, che alla fine dovette restituire ad un museo quando si scoprì che era stato rubato in Mongolia. Sebbene la storia del suo serpente a due teste sia meno conosciuta, questo non la rende affatto meno entusiasmante. Cage, recentemente intervistato da GQ, ha confessato di essersi dovuto liberare del serpente perché era troppo difficile da nutrire. Ma scopriamo come Nicolas si era procurato il rarissimo rettile: una mattina, dopo aver sognato un'aquila a due teste, ha ricevuto una telefonata e un amico gli ha offerto un serpente a due teste per 80.000 dollari. Sebbene non fosse l'esemplare del suo sogno, la coincidenza era troppo surreale per Cage che si è sentito praticamente costretto ad acquistarlo. La star, dopo pochi giorni, si è immediatamente resa conto che nutrirlo comportava il complicato processo di dover mettere una spatola tra le due teste al fine di evitare che litigassero per il cibo. Dopo alcune settimane l'attore ha consegnato il rettile allo zoo di Audubon, dove è morto di recente all'età di 14 anni. Nicolas Cage ha sempre avuto una predilezione per gli animali domestici rari e attualmente si prende cura di un gatto Maine Coon (di nome Merlin), di un corvo parlante (di nome Huginn) e di un assortimento di pesci e tartarughe: "Il mio lavoro è prendermi cura di loro, assicurarmi che siano felici e al sicuro. Alla fine, dovrò donarli, come ho donato il mio serpente a due teste". (fonte movieplayer.it)
Il Ministero degli Affari Esteri, con decisione del Ministero della Salute del 13 marzo scorso, ha sospeso a partire dal 14 marzo 2022, le seguenti restrizioni sanitarie: 1) I passeggeri provenienti dall’estero non saranno sottoposti a PCR né rapid-test al loro arrivo in Mongolia. Si consiglia di verificare con le compagnie aeree le regole sanitarie imposte nei Paesi di imbarco e di transito. 2) non sono richieste quarantene nei COVID hotel, né periodi di confinamento domiciliare; 3) potranno entrare in Mongolia anche persone che non abbiano completato il ciclo vaccinale. Il viaggiatore dovrà compilare e firmare un questionario che riceverà al suo arrivo.
Salve, scrivo per chiedervi se è possibile avere una immagine della traduzione in lingua mongola con scrittura verticale della parola ‘Gengis khan’. Grazie. Distinti saluti. Cristiano M.Risponde Tseeghii della redazione di mongolia.itSalve Cristiano, ti allego un'immagine di Chinggis Khaan (che in italiano è traslitterato spesso "Gengis Khan" / in inglese Genghis Khan), affiancate dal nome in scrittura verticale mongola (mongol bichig). Spero possano essere utili.
Gangaamaa Badamgarav, la prima alpinista di nazionalità mongola ad aver completato le “Seven Summits”, ha annunciato che questa primavera tenterà di scalare il Kangchenjunga (8.586 m), la terza montagna più alta del mondo. Badamgarav è stata anche la prima scalatrice del suo paese a raggiungere la vetta del K2 (8.611 m) nel 2018. La sua partenza per l’Himalaya è fissata per il prossimo 2 aprile. Situata al confine fra il Nepal e lo Stato indiano del Sikkim, il Kangchenjunga è la cima più alta dell’India, il più orientale degli ottomila dell’Himalaya e, dal 1838 al 1849, ritenuta la vetta più elevata del pianeta, fino a quando rilevamenti britannici appurarono che Everest e K2 erano più alti. È un massiccio molto esteso, con quattro cime distinte di ottomila metri: l’occidentale Yalung Kang (8.505 m), la vetta principale (8.586 metri), la centrale (8.482 metri) e la meridionale (8.473 metri). La prima ascensione della cima principale fu compiuta il 25 maggio 1955 da George Band e Joe Brown, membri di una spedizione inglese guidata da Charles Evans, per la parete Sud-Ovest. Il giorno successivo raggiunsero la vetta anche gli alpinisti Norman Hardie e Tony Streather. Le restanti quattro vette, di altezza minore, furono scalate per la prima volta tra il 1973 e il 1978 da giapponesi e polacchi. (fonte mountainblog.it)
3 marzo 2022    PRIMO PIANO
Guerra in Ucraina:
gli effetti in Mongolia
L’invasione russa dell'Ucraina e l'imposizione di severe sanzioni a Mosca stanno avendo importanti ripercussioni pure sulla vicina Mongolia, lo stato dell’Asia Orientale senza sbocco sul mare. Pressata sia dal punto di vista economico che da quello diplomatico. Lo dimostra un episodio apparentemente minore avvenuto martedì: che però la dice lunga sulle tensioni che si vivono laggiù. A Ulan Bator, la capitale, un piccolo gruppo di manifestanti si è radunato nella piazza principale Sukhbaatar per chiedere la fine delle ostilità in Ucraina. Rapidi, sono scesi i residenti dai palazzi vicini che hanno invitato tutti a tornarsene a casa: spaventati da manifestazioni di aperto antagonismo nei confronti di Mosca. Circondata dalla Russia a nord e dalla Cina a sud, la Mongolia in cerca di autonomia – dopo decenni di egemonia sovietica è approdata alla democrazia solo nel 1992 - ha coltivato alleati come Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti. Una strategia diplomatica detta del "terzo vicino" volta a rafforzare la sua indipendenza politica. Ma la sua economia ha continuato a fare affidamento sui suoi ingombranti stati confinanti. Il commercio è infatti facilitato dalle banche russe e quasi tutto il petrolio arriva proprio da Mosca, ora oggetto dell’ostracismo internazionale. “Siamo troppo dipendenti dalla Russia e fragli da diversi punti di vista: non solo per la benzina”, afferma dunque Sumati Luvsandendev, il maggior analista politico mongolo. “L’esclusione di Mosca dallo swift colpirà anche le nostre operazioni di import-export". Non solo: a seguito della decisione della Germania di bloccare l’approvazione dell’accordo sul gasdotto Nord Stream II, è probabile che anche la Mongolia diventi strategicamente più importante per l'economia russa. Tanto più che proprio questa settimana è stato firmato un accordo per costruire la sezione mongola di un progetto transnazionale di trasporto del gas volto a fornire 50 miliardi di metri cubi di gas russo alla Cina, nota come Potenza della Siberia 2. Finora la Mongolia ha cercato di tenersi fuori dalle controversie geopolitiche. E anche per questo resta in silenzio sull'invasione dell'Ucraina, uno dei 34 paesi astenutisi sulla risoluzione delle Nazioni Unite votata ieri sera dove si chiede il ritiro delle truppe russe. (fonte repubblica.it)
28 febbraio 2022    PRIMO PIANO
Trieste e la Mongolia
piangono Roberto Ive
Si è spento all’età di settant’anni Roberto Ive, scrittore triestino, giornalista, viaggiatore e tra i massimi esperti italiani della Mongolia, in cui aveva vissuto a lungo e sulla quale aveva pubblicato numerosi articoli, a partire dagli anni ’80, quando il paese era ancora chiuso agli occidentali. In seguito vi realizzò anche documentari e trasmissioni radiofoniche, alcune trasmesse dalla Rai, e scrisse la prima guida italiana sul paese, dove fu anche consulente di programmi di sviluppo economico. Per molto tempo organizzò viaggi e itinerari nella patria di Gengis Khan, accompagnando i visitatori in prima persona sul suo fuoristrada. Realizzò diversi reportage in tutto il mondo, anche in Giappone e in India. Per buona parte della sua vita ha abitato tra Ulaan Baatar, Berlino, Bologna e Trieste, dove era nato. Fu anche appassionato di alpinismo. Tra i suoi libri si ricordano: “Mongolia, viaggio ad Olgii e oltre”, “Gobi” e “Mongolia itinerari ai confini del nulla”. Lo saluta in un commosso post su Facebook lo scrittore e amico Pietro Spirito: “è stata una gioia seguire i tuoi orizzonti”. (fonte triesteprima.it)
di Gabriele BonafedeMolti commentatori italiani hanno battezzato il discorso di Putin per giustificare la brutale aggressione all’Ucraina quale “duro”. È evidentemente un eufemismo per definire un vero e proprio vaneggiamento. Tra l’altro, evidenziando nozioni di storia a dir poco strampalate e contraddittorie. Sarebbe più corrispondente alla realtà dire che il discorso di Putin è stato un delirio misto Hitler-Stalin degno di una rappresentazione teatrale tra il grottesco e la tragedia. Persino il traduttore aveva problemi a seguire questo folle delirio. Forse non è del tutto sano di mente, Putin. Non a caso, Macron lo ha detto. Sia pure con un linguaggio diplomatico, definendo il discorso di Putin quale paranoico. Per la pace c’è poco di che sperare, purtroppo. L’invasione dell’Ucraina è già cominciata. Carri armati russi e migliaia di soldati hanno aggredito il territorio dell’Ucraina già sotto controllo militare russo in Donbas a seguito della precedente aggressione unilaterale. Le armate russe sono ormai penetrate fino alla linea del fronte tra ucraini e “separatisti”. Non è escluso che in poco tempo ci siano raid aerei dei russi contro città e infrastrutture civili e militari ucraine, oltre ad attacchi cibernetici alle reti, etc. D’altronde, il discorso di Putin è stato chiaro e indiscutibilmente copiato e incollato da quelli di Hitler prima di invadere la Polonia o la Cecoslovacchia: una lista di pretesti su basi etniche, storiche, culturali, religiose e geografiche assolutamente piegate alla logica del più forte. Come Hitler sulla Polonia, Putin ha detto, tra le altre cose, che l’Ucraina e altri paesi una volta facenti parte dell’Impero Russo degli zar, non avrebbero il diritto di esistere. Secondo Putin, l’Ucraina sarebbe parte integrante del reich russo, adducendo ragioni “storiche” che si rifanno a più di un secolo fa e, sul piano “culturale”, a molti secoli fa, persino al medioevo. Di fatto, nella sostanza del suo discorso e che lo si voglia o no, Putin ha anche dichiarato guerra alla UE e alla Nato, quindi anche all’Italia che fa parte di ambedue. Lo fa nel momento in cui usa mezzi militari giustificandoli con l’accusa all’intero “Occidente” (quindi compresa l’Italia) di avere sostenuto corruzione e distruzione dell’attuale Stato ucraino e avere fornito sostegno per un colpo di stato nel 2014 e mezzi militari. Ovviamente gli italiani non se ne sono ancora accorti. Giornali e tv minimizzano. C’è persino chi continua a battere la gran cassa alla propaganda hitleriano-stalinista di Putin. Per evitare una guerra atroce, al momento, possiamo solo pregare perché avvenga un miracolo. Dopotutto, di miracoli ne sono successi già tanti in passato. Ma ciò che è estremamente pericoloso e indicativo dello stato mentale di Putin, è il suo excursus “storico” sulle medievali motivazioni per aggredire l’Ucraina. Le cui implicazioni sull’assetto mondiale sono semplicemente grottesche. Drammaticamente grottesche. Tragicamente grottesche, al limite del film fantozziano misto alla fiction horror su basi distopiche. Infatti, secondo il discorso di Putin sul “diritto storico” della Russia di annettere l’Ucraina con l’uso della forza, dice che l’Ucraina è parte integrante della storia russa fin dal medioevo. Dimenticando che la Russia è stata parte integrante della Mongolia proprio nel medioevo. Con questa logica, la Mongolia avrebbe dunque il diritto di annettersi la Russia. Putin dice anche che concedere autonomie e indipendenze, anche solo formali, all’Ucraina e le altre Repubbliche dell’Unione Sovietica fu uno sbaglio che, evidentemente, vuole risanare annettendole senza alcuna autonomia, né formale né tantomeno reale. Dunque, anche la Polonia avrebbe, secondo Putin, il diritto di annettere la Russia, visto che larghe parti della Russia erano parte integrante della Polonia fino al XVIII secolo, “stupidamente” fornite di autonomia. Così come lo avrebbe l’Ucraina stessa, il diritto di annettere la Russia. Tutto ciò per ammissione stessa di Putin, dal momento in cui dice che Russia e Ucraina sono la stessa cosa, o per lo meno parti integranti dell’impero zarista fino al 1914 e dell’Unione Sovietica dal 1922 al 1991. Proprio come la Russia era parte integrante dell’Impero Mongolo in tempi più recenti (XIII secolo) di quando fu fondata (VIII secolo. e forse V secolo) la capitale dell’Ucraina. Va da sé, che la Mongolia, secondo la speciosa teoria espressa nel suo discorso, abbia anche il diritto di annettere una gran parte della Cina per rifondare gli imperi di Genghis Khan o Kublai Khan. Cina che, con lo stesso metro, è giusto che sia in gran parte annessa dal Giappone, visto che la ha occupata nel XX secolo: ai tempi dell’Unione Sovietica, almeno dieci anni dopo l’ipotetico 1922 di cui parla Putin per la formazione dell’Ucraina. Il Giappone vanterebbe pure diritti “storici” putinisti pure sulle due Coree, evidentemente.Gabriele Bonafede maredolce.com
23 febbraio 2022    PRIMO PIANO
I quattro anni in Mongolia
del presidente ucraino
C'è anche un pezzo di Mongolia nella vita del presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelenskyy, personaggio al centro dell'attenzione mondiale. È nato il 25 gennaio 1978 a Kryvyi Rih, nella regione di Dnipropetrovsk. La sua età è dunque di 44 anni. I suoi genitori hanno origini ebre. Suo padre, Oleksandr Zelens'kyj, è un professore che dirige un dipartimento accademico di cibernetica e hardware informatico presso il Kryvyi Rih Institute of Economics. La madre, Rymma Zelens'ka, al contrario, lavorava come ingegnere. Zelenskyy ha vissuto per qualche tempo, circa 4 anni, in Mongolia nella città di Erdenet, dove lavorava il padre. Si è laureato nel 2000 in giurisprudenza presso il dipartimento della Università Economica Nazionale di Kyiv ma non ha mai esercitato la professione legale. Dal 1997 lavorava come attore e sceneggiatore nello studio cinematografico Kvartal 95 Club. Nel 2011 è produttore generale del canale Inter TV, dal 2013 al 2019 è direttore artistico in Kvartal 95 Studio LLC. Nel 2015 Volodymyr Zelenskyy ha interpretato  il ruolo di presidente ucraino nella serie televisiva Sluha Narodu (letteralmente, Servitore del popolo). Qui ha interpretato un capo di Stato onesto, capace di superare in astuzia antagonisti e detrattori. (fonte ilgiornaleditalia.it)
15 febbraio 2022    PRIMO PIANO
L'Ambasciatore: «Fine
della quarantena»
L'Ambasciatore d'Italia a Ulaanbaatar ci aggiorna sulla situazione, ribadendo l'annullamento della quarantena per i cittadini provenienti dall'Italia:«A seguito dei recenti sviluppi in Mongolia, si informa che il 14 febbraio 2022 il Governo della Mongolia ha preso la decisione di abbassare il livello di emergenza legata alla pandemia COVID-19 dall’arancione al giallo. La decisione revoca tutte le precedenti restrizioni sull’attività commerciale e annulla completamente l’obbligo di isolamento domiciliare di 5 giorni per le persone in arrivo nel paese. L’ingresso sarà consentito a prescindere dello stato di vaccinazione. Tuttavia, rimane solo la necessità dell’esito negativo al COVID-19 via un test molecolare (PCR) eseguito entro 72 ore prima dell’arrivo».
Buone notizie dalla Mongolia. Oggi, lunedì 14 febbraio 2022, il governo ha stabilito che le frontiere sono riaperte a tutti i turisti vaccinati e che l'Aeroflot ha ripristinato parzialmente i voli (un volo a settimana), mentre Turkish (un solo scalo a Istanbul) ha già il parco voli operativo al completo. La situazione sta quindi finalmente tornanfo alla normalità e si prospetta la possibilità di un ritorno alla Mongolia, con viaggi che possono essere già organizzati in tutta sicurezza da questa primavera. Per informazioni: info@mongolia.it.
12 febbraio 2022    PRIMO PIANO
Il fascino “altissimo”
della mongola Renny
Sai chi è Renny? È la seconda donna con le gambe più lunghe al mondo. Rentsenkhorloo Bud, chiamata da tutte Renny, è una giovane originaria della Mongolia. Ed è altissima: 205 centimetri. Questa altezza è dovuta in particolare alla lunghezza delle sue gambe, che misurano ben 1,32 metri. Oggi è famosa in tutto il mondo, anche se per lei la vita non è mai stata facile, proprio a causa della sua altezza. Non è facile essere alta più di due metri, soprattutto per i giudizi e i pregiudizi delle persone. Ma oggi lei è serena e si accetta per com’è, senza badare troppo ai commenti di chi la incontra. Renny ha origini mongole, ma vive a Chicago. Le sue gambe sicuramente non passano inosservate quando cammina per strada, ma oggi lei è orgogliosa del suo fisico. Così si racconta oggi la ragazza che, a causa della sua altezza, a 29 anni, è entrata nel libro dei record del Guinness dei Primati per essere la seconda donna con le gambe più lunghe del mondo. Se è stato sempre difficile accettare e soprassedere ai commenti delle persone, sono state anche altre le sfide che Renny ha dovuto affrontare. Come trovare abiti della sua taglia, soprattutto pantaloni. Ha sempre capito che sarebbe stata molto alta, visto che alle elementari aveva già raggiunto il metro e 68 di altezza. Era alta come la sua insegnante. Per tutta l’adolescenza non è stata a suo agio con la sua altezza, ma poi è cresciuta e oggi ha più fiducia in se stessa. E lei esalta la sua bellezza con short e gonne che fanno vedere le gambe, ma anche con tacchi alti. L’altezza è una questione di famiglia, visto che suo padre è alto 2,08 metri e sua madre 1,85 metri. Essere alta, secondo lei, ha anche i suoi vantaggi, visto che riesce a raggiungere i ripiani più alti nel supermercato o a casa, anche se è difficile passare dalle porte. (fonte mammastobene.com)
10 febbraio 2022    SPORT
Giochi di Pechino,
i piazzamenti dei mongoli
Già terminata l'Olimpiade invernale di Pechino per la Mongolia che, nella gara di sci nordico cross country che ha dato la medaglia d'argento all'azzurro Federico Pellegrino, centra il 77° posto con il 27enne Achbadrakh Batmunkh: tempo 3.11'60'' (il norvegese Klaebo ha vinto l'oro in 2.58'06''). In campo femminile, sempre nello sci di fondo, la 26enne mongola Enkhtuul Ariunsanaa ha completato il percorso in 3.58'25'' conquistando il 79° posto nella gara che ha assicurato l'oro alla svedese Jonna Sundling in 3.09''68.
4 febbraio 2022    SPORT
Giochi di Pechino,
la Mongolia è pronta
Anche la Mongolia si appresta a vivere la sua Olimpiade nella vicina Pechino. Nonostante le temperature rigide, gli atleti di Gengis Khan primeggiano nelle discipline “estive”, soprattutto lotta, judo, tiro con l'arco, oltre ovviamente al sumo, insomma tutti gli sport da veri guerrieri. Ma la squadra mongola cercherà di farsi valere anche a questi Giochi invernali. Alla cerimonia d'apertura (nella foto) eleganza e tradizione hanno caratterizzato la compatta delegazione mongola che propone due soli atleti, entrambi nello sci di fondo: la 26enne Enkhtuul Ariunsanaa e il 27enne Achbadrakh Batmunkh. Buona fortuna, Mongolia!
29 gennaio 2022    PRIMO PIANO
BUONO TSAGAAN SAR,
MONGOLIA!
Buon anno, Mongolia! Anzi, buono Tsagaan Sar, il giorno della luna bianca che quest'anno cade il 2 febbraio anche se i preparativi e i festeggiamenti durano settimane, all'insegna della famiglia, delle tradizioni, del buon cibo e dei ringraziamenti agli dèi, alla natura e agli antenati. Lo Tsagaan Sar (si entra nell'anno della Tigre) segue il calendario lunare tibetano. È l'occasione per i Mongoli di completare i lavori in sospeso e onorare i debiti prima del nuovo anno. Sulla tavola, sia nelle case di città sia nelle gher dei nomadi, non possono mancare buuz e bansh, i ravioli tipici, ma anche lo schienale di pecora (coda compresa), carne bollita, biscottini (kheviin boovj e aaruul. Anche il riso, simbolo di fecondità e crescita, è presente così come l'airag, il latte di cavalla fermentato, e altri piccoli piatti adatti per l'occasione. È dovere dei più giovani, entro i primi tre giorni di festa, rendere omaggio agli anziani offrendo un khadag (la sciarpa sacra, solitamente blu come il cielo, il sacro Tengher), Le famiglie si scambiano molteplici e reciproce visite percorrendo anche lunghe distanze di strada, di steppa e di deserto. Alla vigilia, il Bitüün, che quest'anno cade il 1° febbraio, si tende a mangiare molto come atto propiziatorio per un anno di abbondanza. Una grande festa celebrata a venti gradi sottozero ma con grande calore. Tanti auguri, cari amici della Mongolia!
21 gennaio 2022    PRIMO PIANO
Coppolecchia, polaroid
per raccontare la Mongolia
Nel 1989 Maurizio Coppolecchia - 62 anni, produttore e fotografo che da oltre vent’anni vive con la famiglia a Torre d’Isola - attraversa la Mongolia per girare uno spot pubblicitario su incarico di Invicta. In macchina carica l’attrezzatura professionale ma nello zaino infila anche una Polaroid SX70. Con quella macchina, che in pochi secondi è in grado di sviluppare una pellicola 8x8 centimetri, Coppolecchia imprigiona gli sguardi incuriositi della gente che incontra lungo la strada: «Uomini, donne, vecchi e bambini ammaliati da quel curioso marchingegno che, come per magia, restituiva la loro immagine in tempo reale» racconta il fotografo. Al ritorno in Italia mette le foto in un cassetto e se ne dimentica. Trascorrono gli anni, nel frattempo Coppolecchia si dedica all’attività di produttore e, tra i tanti lavori, realizza con Indigo Film Il Divo di Paolo Sorrentino. Nel 2020 con l’amico Pietro Spica, compagno negli anni Settanta di memorabili viaggi on the road in America Latina, concepisce un progetto: Spica è un artista apprezzato, da troppo tempo non partono insieme. E allora perché non provare a ripercorrere quello stesso viaggio con acquarelli e pennello? Perché non tradurre sul tela, a colori, quelle fotografie? Un viaggio in due tempi, ancora più struggente ora che Spica non c’è più (il pittore è scomparso lo scorso settembre, a 68 anni). E dall’idea nascono una mostra (l’inaugurazione il 20 gennaio allo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto di Milano, a pochi passi dalla Darsena) e un libro d’artista che portano lo stesso titolo, The Immediate Gaze. «La mostra – dice il fotografo – è anche un omaggio a Pietro, al passato condiviso e alla mancanza». «Il viaggio in Mongolia fu un progetto complesso – racconta oggi Coppolecchia –. Per viaggiare all’interno del Paese ho avuto bisogno del permesso del governo, vigeva ancora un regime comunista. E le fotografie che ho scattato sono poi diventate un reportage culturale e antropologico. Quei ritratti istantanei formato polaroid mi hanno permesso di costruire da subito un rapporto di reciproca fiducia con la gente del luogo, vivere la stessa quotidianità, scoprendo l’eleganza e la fierezza di un popolo costantemente in movimento. Facevo sempre due copie, una la regalavo al soggetto che immortalavo».  Per anno Coppolecchia – che professionalmente nasce perito gemmologo, con diploma all’esclusivo Gemmological Institute of America di Los Angeles – ha lavorato come fotografo poi come executive producer, sempre nell'ambito della produzione pubblicitaria. «Da qualche tempo – dice – ho ripreso a fotografare a tempo pieno, ma con la mia casa di produzione, la Film Content, ho in cantiere un nuovo progetto: raccontare la storia incredibile del grande chitarrista jazz italo-americano Pat Martino (scomparso nel 2021, ndr). Per un’emorragia cerebrale perse la memoria diventando poi oggetto di studi di neurologia».M. Grazia PiccalugaLa Provincia Pavese
21 gennaio 2022    PRIMO PIANO
La Mongolia registra
il primo prodotto IGP
È stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE la registrazione della denominazione Uvs Chatsargana IGP, primo prodotto della Mongolia inserito come Indicazione Geografica Protetta che godrà della tutela offerta dal regolamento europeo delle DOP IGP (Reg. UE n. 1151/2012). Uvs Chatsargana IGP designa le bacche dell’olivello spinoso di Uvs, appartenete alla famiglia delle Eleagnaceae con la quale viene fatto un estratto. Con questa nuova registrazione della Mongolia sono 19 i Paesi Extra-UE con prodotti DOP, IGP o STG tutelati a livello comunitario. Salgono invece a 225 i prodotti Extra-UE presenti nel registro europeo delle Indicazioni Geografiche, di cui 195 del comparto Cibo. “Si allarga il numero di Paesi che ricorre al regolamento europeo delle Indicazioni Geografiche per tutelare e promuovere i prodotti tipici – afferma Mauro Rosati, Direttore Generale della Fondazione Qualivita – e il sistema europeo con questa nuova registrazione si conferma un vero modello planetario di tutela con 56 Paesi che lo utilizzano. Un risultato questo che conferma la bontà della attuale legislazione comunitaria. Sarebbe pertanto dannoso un cambiamento radicale degli attuali regolamenti.” (fonte agricultura.it)
3 gennaio 2022    SPORT
Bogd Khan Uul,
una sciata in Mongolia
Sono passati oltre dieci anni da quando la Mongolia - nazione fondamentalmente desertica tra la Russia e la Cina - si è dotata del suo primo ski resort. Si chiama ‘Bogd Khan Uul - Ulaan Baatar’, si trova a una quindicina di km dalla capitale e comprende una manciata di piste peraltro tutte illuminate per lo sci in notturna per un totale di 6 km di lunghezza, la più importante delle quali è una rossa che si chiama ‘Khurkhereet’, dal nome della valle laterale. Ci sono anche 400 metri di nera riservata alle gare. Le due seggiovie principali e i quattro skilift sono ad una altitudine tra i 1350 e i 1570 metri d’altitudine, con un dislivello di soli 200 metri circa. Realizzato sulle alture del massiccio omonimo (peraltro è una montagna sacra) a pochi chilometri dalla capitale Ulan Bator, il resort servirà la voglia di neve dell’alta borghesia locale, dei turisti cinesi alla ricerca di un po’ di avventura che preferiscono le piste tranquille al fuoripista estremo che si fa da quelle parti e di qualche europeo di passaggio in crisi di astinenza. Del resto, l’altra pista più vicina è Alsham, a circa 400 chilometri di distanza, in territorio cinese nella provincia della Mongolia Interna. Il resort ha un paio di club house eleganti (ma si può dormire sotto le stelle in una moderna yurta) e un ristorante-rifugio che promette cucina "euro-mongola". Nonostante questa sia la zona più continentale dell’Asia, le piste devono essere obbligatoriamente assicurate da un sistema di innevamento garantito da una quindicina di lance (ovviamente dell’azienda altoatesina TechnoAlpin…) dato che l’area è pressoché desertica e troppo lontana dal mare perché le correnti possano portare umidità nell’aria: qui la natura regala solo una ventina di centimetri di neve l’anno tra novembre e febbraio, pur con temperature che scendono tranquillamente a -20° di media (!) per tutto l’inverno. Lo Ski Center Bogd-Uul, che è stato progettato per accogliere fino a 4000 persone, offre tra i servizi ai visitatori anche una scuola di sci (chissà quale sarà la nazionalità dei maestri...), un noleggio e uno store per accessori e abbigliamento. Il giornaliero nei festivi supera i 22000 Tugrik, la moneta locale, mentre il mattiniero in settimana costa la metà: l’equivalente di 10 e 5,5 €, sci e scarponi compresi!                                            di Enrico Maria Corno per dovesciare.it