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IL BARONE SANGUINARIO

Vladimir Pozner
2012 • Adelphi • 320 pagine • 22 euro

Del barone von Ungern-Sternberg aveva già scritto, nel 1922, lo scrittore polacco Ossendowski in Bestie, uomini, dei; nel 1980 Hugo Pratt lo aveva ritratto nell’avventura siberiana del suo Corto Maltese, Corte Sconta detta Arcana. La biografia romanzata di Vladimir Pozner viene pubblicata nel 1985 per la casa editrice francese Actes Sud, ma solo adesso Adelphi lo ripropone per i lettori italiani, forte della buona accoglienza che Pozner aveva già ricevuto per il reportage sugli ultimi giorni di Lev Tolstoj. Inizialmente la ricerca di Pozner è timida, ma accanita: ha ben poche informazioni su Ungern, e lo muove piuttosto una certa testardaggine e un atteggiamento che non tarderemmo a definire ‘snob’ per l’oggetto del proprio lavoro. ‘Mi misi alla ricerca di un avventuriero russo. I libri e i conoscenti che consultai mi fecero sfilare davanti una sequela di monaci, diplomatici, banchieri e agenti provocatori. Da Azef a Rasputin, non mi ci volle molto per arrivare in fondo alla lista[...]. Nessuno di loro mi interessava; io volevo parlare al presente. Allora pensai a Ungern.’ (...). Pozner ha fatto del barone Ungern un manichino su cui l’abito del folklore è stato cucito accuratamente; e così ecco il dettaglio della seta gialla, del tašur, delle torture che sembrano uscite da Il Milione. Ha sfumato i tratti di Ungern per restituircene il colore, lasciando (giustamente) scontenti i cultori dell’informazione storica, ma incantando chi sperava ardentemente in un godibilissimo romanzo d’avventura. (di Chiara Condò - cabaretbisanzio.com). Traduzione di Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco


Estratto: L'attacco era fallito. La divisione asiatica si ritirò a nordest di Urga portando con sè i feriti. Per fortuna i cinesi non l'avevano inseguita. C'era penuria di viveri e di foraggio. Per tre settimane mancarono farina e sale. I cammelli e i cavalli soffrivano quanto gli uomini. Gli ufficiali dell'intendenza non avevano il coraggio di farsi vedere prima del calar del sole, per paura di imbattersi nel barone. Ungern percorreva in lungo e in largo l'accampamento, a grandi passi, con il tasur sempre pronto a colpire.