ULAANBAATAR WEATHER

CORRADO MANARA

Diario in diretta dalla Mongolia 1 - 27 luglio 2005

Cari amiche e amici, innanzitutto siamo ancora vivi e stiamo molto bene. Non abbiamo molto tempo per raccontarvi quello che stiamo vedendo e vivendo, quindi dovrete aspettare il nostro ritorno. Comunque siamo a Erdenet, ridente cittadina mineraria di provincia. Mentre Ulaan Baatar sembrava Catanzaro spostata sulla luna, questa sembra Gela a Gela. Il resto, come direbbe Seba sembra la Sicilia... In realtà, stiamo attraversando dei posti stupendi... A presto, Corrado

27 Luglio
Ulan Baatar e' circondata da un paesaggio quasi lunare ma non si può certo dire che sia una bella città. Forse per ragioni economiche i Mongoli non sembrano curarsi molto degli edifici e delle case, il cui degrado è evidente. O forse non e' proprio nel loro dna fondamentalmente nomade curarsi di questa città che i russi costruirono loro. Per le strade sembra regnare la più completa anarchia automobilistica e più che a diritti di precedenza ci si fa largo a colpi di clacson. Solo i pedoni più temerari tentano di sfidare la sorte e attraversare la strada: pazienza, sangue freddo e un buono scatto se necessario, sembrano essere indispensabili...
Forse avendo più tempo a disposizione potremmo apprezzarla meglio, scordarci delle brutture architettoniche e scoprirne gli angoli più caratteristici. Ma in questo viaggio predomina in noi il desiderio di immergerci nella Mongolia più rurale e forse più autentica. E in effetti, dirigendoci verso nord, abbiamo cominciato a riempirci gli occhi di tutto quello che fino a qualche giorno fa avevamo solo immaginato o sognato.


28 Luglio
Ieri sera ci siamo accampati in una distesa di erba da restare senza fiato. I cavalli, le capre e le mucche che la puntellavano in tutte le direzioni parevano gli esseri più felici di questo mondo. E chissà quanto questo stato d'animo sia vicino a quello delle persone che qui vivono nella loro semplicità e di quello che i loro animali possono
offrire loro. Semplicità e fierezza che osserviamo negli occhi delle persone anziane che mentre guardano i loro figli e i loro nipoti sembrano vedere molto più oltre. E' disarmante l'accoglienza che ci riservano, e quanto di ciò che noi
riteniamo indispensabile per loro e' superfluo. I bambini ci circondano curiosi, come se la nostra tenda fosse quella di un circo i cui animali più esotici siamo proprio noi. I loro occhi brillano felici e riconoscenti dei nostri piccoli regali, o del permesso di giocare con oggetti per loro sconosciuti come una torcia elettrica. Riunione nella notte, di persone, di suoni, di sensazioni. Ri-unione di parole ora rivalutate e che solo ora, in questo cerchio, assumono chiaro il loro significato.
Calore.
Famiglia.
Legami di sangue umano ed animale che scorre tra cielo e terra.
Ciò che produce, nutre.
Ciò che nutre, basta.
Ciò che basta, non si getta.
E' un dono.

1 agosto

Ciao a tutti, siamo a Moron di ritorno dal lago Hovsgol, stiamo attraversando e vedendo dei posti stupendi.
Sarà difficile descrivervi a parole tutto questo e neanche le foto renderanno l'idea. Stiamo tutti benissimo, sia fisicamente che, soprattutto mentalmente. Ora dobbiamo andare, questa sera ci aspetta un'altra
notte inn ttenndda. A pprreessttoo, llaa taasstierra èèèè unn ppoo rroottttaa. Cciiaao

4 agosto

L'altro giorno siamo stati intervistati da una troupe di una televisione mongola per un reportage sul turismo che stanno preparando. Grazie all'inglese perfetto di Seba e Paolo abbiamo parlato dei pregi e dei difetti del turismo mongolo, delle nostre impressioni e aspettative di questo viaggio, dei CSI e dell'Italia. Abbiamo anche cantato e suonato "Il pescatore" di De Andrè e chiediamo scusa sin d'ora ai diretti interessati se per problemi di comunicazione o traduzione nel servizio risulterà uno dei seguenti casi:
1) La canzone e' stata scritta da noi.
2) La canzone e' stata scritta dai CSI.
3) Noi siamo i CSI.
Comunque grazie alla chitarra di Seba (nel frattempo convintosi che la Mongolia non e' come la Sicilia) stiamo ampliando il limitato reportorio della canzone italiana conosciuta in Mongolia. Finora infatti il preferito era Pupo, seguito a ruota da Albano e Romina, Ricchi e Poveri, Toto Cutugno (le più richieste "Gelato al cioccolato" e "Felicità"). I viaggi a bordo del nostro mitico furgone UAZ lungo le (e fuori dalle) piste che attraversano la Mongolia, anche se molto divertenti, stanno mettendo a dura prova le nostre schiene, le nostre costole e le nostre teste (che craniate quando si salta!). Ma i paesaggi che ci scorrono o si aprono di fronte e ai lati sono di inimmaginabile (ora non più!) bellezza. Se tutto ciò diventa il termine di paragone, sarà difficile tornare a casa e utilizzare come prima parole come pianura e vallata, aggettivi come vasto e immenso, concetti come libertà e quiete. E, per quanto ci riguarda, serenità.

"DENSAMENTE SPOPOLATA E' LA FELICITA'" (Giovanni Lindo Ferretti)

6 agosto
Oggi è stata una giornata molto dura per il nostro furgone. Questa mattina siamo rimasti bloccati nel guadare un torrente e solo l'intervento di un altro furgone e l'abilita' del nostro autista hanno risolto la situazione tirandoci fuori. Verso sera invece
abbiamo rischiato di rimanere alluvionati da fiumi di acqua e fango che scendevano da alcune montagne appena tempestate di grandine. Per fortuna siamo riuscita a passare prima che la situazione peggiorasse. Ci stiamo dirigendo verso il deserto del Gobi, ultima parte del nostro viaggio, lasciandoci alle spalle le montagne, le foreste, i laghi e la steppa. Purtroppo
quest'estate sembra essere più piovosa del solito anche se il cielo, quando si apre, e' veramente spettacolare.

8 agosto

Dalla Lonely Planet: "Nel Gobi una quantità soddisfacente di pioggia cade solo ogni due o tre anni". Ebbene sì, ci siamo riusciti e abbiamo fatto piovere anche nel deserto. Questa notte e' venuto giù un acquazzone direi piu' che soddisfacente. Doti sciamaniche o sfiga meteorologica? Durante la giornata il cielo si e' riaperto e la sera era completamente sgombro, regalandoci una limpida notte di stelle, molte delle quali cadente con scie fiammeggianti (sul serio... non e' la vodka). E' strano pensare come guardare in su la notte e vedere così distintamente la Via Lattea o la luminosità; di miliardi di stelle, molte delle quali sappiamo che esistono solo sulle mappe stellari, sia una cosa normale per gli abitanti di questo paese. Mentre per noi e' così sorprendente, eccitante e commovente.

14 agosto

Dopo circa 3400 km e alcuni inconvenienti tecnici al nostro furgone lungo il percorso (risolti sempre brillantemente dal nostro autista pieno di risorse) siamo ritornati a Ulan Baatar e abbiamo quasi concluso il nostro viaggio. Alcuni prima di partire ci dicevano: "Ma cosa ci andate a fare in Mongolia? Non c'e' niente...". Noi sapevamo già da prima di partire che si sbagliavano ma quest'esperienza è stata ancor più appagante delle nostre stesse aspettative. Sia per quanto riguarda la bellezza dei posti visitati, sia dal punto di vista culturale e umano. Tutto ciò si e' fatto largo tra i pensieri e le preoccupazioni delle nostri menti trovando lo spazio necessario affiché noi possiamo in seguito ricordarlo, raccontarlo o semplicemente tenercelo per noi per quando ne avremo più bisogno. Per quanto mi riguarda, so già che ne sentirò sicuramente la necessità.