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26 marzo 2021 CULTURA

A Milano il nuovo film di Byambasuren Davaa

Dalla misteriosa Mongolia e dalla sua regista Byambasuren Davaa – già autrice insieme a Luigi Falorni di La storia del cammello che piange, passato sugli schermi italiani ormai alcuni fa – arriva al Festival di Milano il nuovo film ambientato nel suo sconfinato Paese e intimamente legato nell’evolversi della vicenda alla cultura dei suoi abitanti nomadi, le cui tradizioni sono irrimediabilmente intaccate dalla aggressività economica globale. Veins of the world, nella sezione del Concorso del Festival di Milano, assume molteplici significati e se le vene del mondo, come quelle degli esseri umani, servono a trasportare nel corpo la linfa che ci permette la vita, il loro ostruirsi porta alla morte. In questa allusione risiede una delle direzioni della storia, l’altra più intima riguarda Amra il ragazzino di undici anni protagonista della storia. Amra vive nella capanna con la madre Zaya, il padre Erdene e la sorellina Altaa, va a scuola ed è anche bravo. Un giorno la maestra annuncia che Mongolia’s got talent farà i provini in quella regione. Amra sa cantare e vuole partecipare. Il padre, che alleva pecore e capre con gli altri allevatori, si oppone allo sfruttamento della terra da parte delle multinazionali che hanno aperto cave enormi per la ricerca dell’oro. Un quinto del territorio della Mongolia, ci avvisa la regista, è destinato a questo sfruttamento intensivo. Un incidente d’auto al ritorno dalle selezioni dello spettacolo televisivo provoca la morte di Erdene, il piccolo Amra si salva, ma la sua vita prenderà un’altra piega oppresso dal senso di colpa per la morte del padre. Se non fossi andato a cantare, papà non sarebbe morto, dirà alla madre. (fonte sentieriselvaggi.it)

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