ULAANBAATAR WEATHER

Gobi-Altai, il rifugio dell'almas

È eloquente il battesimo di questa desolata e affascinante regione, la seconda in grandezza della Mongolia, che unisce il deserto e le steppe del Gobi agli aspri rilievi dell’Altai. È una terra difficile per gli stessi nomadi (i capi di bestiame vengono sistematicamente dimezzati dagli inverni gelati), per questo è un rifugio sicuro per animali selvatici come il cammello battriano, il cavallo Przewalski, l’orso del Gobi e il leopardo delle nevi.
Anche la flora è molto peculiare: il Cynomorium, conosciuto come fungo maltese, è una pianticella parassita già largamente utilizzata dai cinesi da tempi antichissimi per le sue straordinarie proprietà curative. Cresce in questo deserto e in poche altre zone della terra. Gli abitanti del Gobi ne fanno ampio uso da generazioni, la raccolgono in autunno e primavera, ne ricavano una farina e dopo averla seccata la miscelano con latte e burro.
Dal Gobi-Altai si è verificata negli ultimi anni una sorta di diaspora verso terre più generose e verso le città. L’aimag è ricco di bellissime riserve naturali, tutte abbastanza impegnative da raggiungere ed esplorare, ma per gli amanti dell’avventura, del trekking e soprattutto dell’arrampicata, questo è un vero eden. È anche il presunto territorio dell’Almas, lo yeti mongolo, avvistato in molte occasioni anche recenti. Il capoluogo è Altai, 2.181 metri di quota, diciottomila abitanti e un comodo aeroporto a due chilometri dal centro e a due ore di volo da Ulaanbaatar. Oltre a godere di una splendida posizione all’ombra delle montagne ed essere un gradevole centro, Altai è un punto di riferimento ideale per splendide escursioni. Oltre al solito museo dell’aimag (statue buddhiste, arazzi, costumi sciamani e una corazza da guerriero), allo scalcinato teatro e a un vivace mercato, ogni mattina si può assistere a una funzione religiosa nel piccolo monastero Dashpeljeelen. Pochi e un po’ mesti gli alberghetti e i ristoranti, ma l’atmosfera resta sempre gradevole e familiare. Da non perdere un bicchierino dello sherry locale.

Parco naturale Ikh Gobi
È per grandezza (53.000 kmq) la quinta riserva naturale del pianeta e comprende sia l’immensa sezione A (Altai del Gobi del sud), posta a sud della regione, sia la più piccola sezione B (Züün garyn Gobi), a ovest tra la Cina e l’aimag di Khovd. L'Ikh Gobi è un’area strettamente protetta e riserva internazionale della Biosfera dell’Unesco dal 1996, habitat di straordinarie specie animali come l’antilope saiga, l’asino selvatico, il cammello battriano e l’orso del Gobi. C’è un problema: il parco è difficilissimo da raggiungere e per visitarlo occorrono permessi speciali, spesso concessi solo a partecipanti a programmi ufficiali di salvaguardia ambientale.

Parco nazionale Takhiin tal (Valle dei Takhi)
La Takhiin tal si trova nel sum di Bugat, tra le sezioni A e B dell’Ikh Gobi, di cui fa parte, in un’area ove alla fine degli anni Sessanta erano stati individuati gli ultimi cavalli selvatici prima dell’estinzione. Dopo la riproduzione in cattività nelle riserve europee e americane, dal 1992 i takhi sono stati reintrodotti e possono essere avvicinati (non troppo) in questo ambiente poco noto e tranquillo rispetto al più visitato Khustain park nell’Arkhangai.

Riserva naturale Eej khairkhan
Posta in una zona remota nel sum di Tsogt e al centro del Gobi-Altai, 150 chilometri a sud del capoluogo, quest’area di 216 kmq è stata creata per salvaguardare l’ambiente naturale ma per i mongoli assume anche un significato mistico. La montagna Eej khairkhan, definita “la roccia madre”, è stata dichiarata monumento nazionale nel 1992. Fa parte di un complesso granitico molto suggestivo che, per gli abitanti, viene considerato “vivo” e rappresenta l’anima stessa della Terra. Ai piedi del versante nord della montagna passa idealmente il 45° parallelo, cioè siamo a metà strada esatta fra equatore e polo nord. A rendere ancora più magico il luogo, ogni tanto da queste parti si fa vedere il leggendario leopardo delle nevi. Si può scalare la montagna (2.275 metri) con dei permessi speciali. Si incontrano molti massi dalle forme particolari ma la curiosità più fotografata è rappresentata dalle “9 marmitte di roccia”, a sud-est della formazione granitica; sono delle cavità naturali del diametro da 2 a 4 m che contengono un’acqua considerata curativa. In questa riserva naturale, senza piste e molto impegnativa da raggiungere, si aprono alcune caverne che hanno attirato l’attenzione degli speleologi. Le due grotte più particolari sono “la grotta del lama” (Lamyn agui), rifinita da un muro e quattro piccole finestre; e una grotta in un blocco di granito scavato all’interno, anch’essa utilizzata come luogo di preghiera.

Area protetta Burkhan buudai
Dal 1996 è un’area montagnosa protetta che fa capo alla cima omonima di 3.765 metri, ammantata di nevi perenni. La Burkhan buudai è una delle mete predilette dagli scalatori e dai trekker grazie alle splendide opportunità di escursioni più o meno impegnative. È una zona meravigliosa che alterna rilievi rocciosi e boscosi, ricca di importanti specie vegetali e animali. Fra le piante si possono ricordare il loto delle nevi (saussurea involucrata) e la rhodiola rosea, di grande rilevanza fitoterapica; fra gli animali il gipeto, il gallo delle nevi, lo stambecco, l’argali e il leopardo delle nevi. Leggermente più alta (3.802 metri) la vicina vetta dell’Aj Bogd, Khüren Tovon, ugualmente ideale per spedizioni alpinistiche.

Riserva naturale Sharga
Istituita nel 1994 per la salvaguardia della saiga, la riserva naturale Sharga è ampia 90 chilometri, lunga 120 e si divide in due parti: Sharghyn Gobi, 90 chilometri a ovest di Altai, con il piccolo lago Sharghyn Tsagaan nuur, e Mankhany Tal, un’area stepposa a 70 chilometri dal capoluogo, nella valle del lago Khar-Us.

Area protetta Khasagt khairkhan
È un’area strettamente protetta, vasta 22 chilometri per 15, che sorge a 3.500 metri di quota a nord di Altai, istituita nel 1965 per salvaguardare la pecora selvatica (argali), il leopardo delle nevi, il cervo rosso e il fagiano tibetano. L’area vegetativa del Khasagt khairkhan sale, come una torta a strati, dal deserto alla steppa e alla zona alpina. Anche questa riserva è splendida ma difficile da raggiungere e senza strutture ricettive.

Mongol Els (Sabbie mongole)
Con i suoi 2.713 kmq le Mongol Els rappresentano il deserto più esteso, per lunghezza, della Mongolia. Attraversa quattro sum appartenenti a due regioni diverse, Aldarkhaan (regione Zavkhan), Khökhmorit, Bayan-Uul e Jargalan (regione Gobi-Altai), seguendo per 300 km la valle del fiume Zavkhan da nord-ovest a sud-est. Per i suoi piccoli, numerosi laghi e la cornice del fiume, i mongoli chiamano questa zona “fiume-laghi-sabbia” (gol-nuur-els). Il più famoso, cantato e recitato dei suoi laghi è il Lago Variegato (Ereen nuur), uno specchio d’acqua dolce e trasparente di 4 kmq, ricco di pesci, che resiste impavido alle sabbie circostanti; un gioiello dal colore cangiante, incastonato nella sabbia, che appare all’improvviso come un miraggio.

Testo di Federico Pistone e Dulamdorj Tserendulam